Voglio raccontare di un piccolo paesino, abbarbicato sui dolci pendii degl'Appennini, Fontanarosa.
Uno di quei borghi che devono sopravvivere e che ci riescono grazie a persone che scelgono di non andarsene, di rimanere e tener vive le loro tradizioni.

La lavorazione della pietra e della paglia sono alcune delle peculiarità di questo territorio che ospita poco più di 3300 anime, il cui nome probabilmente lo si deve ad una nobile famiglia che a partire dall'XI secolo durante la dominazione normanna amministrò per lungo tempo la zona, mentre la tradizione popolare si rifà alla presenza in tempi remoti di una sorgente ferruginosa sorta in un roseto.
Un esempio tipico della lavorazione della paglia è senz'altro il "Carro" un splendido obelisco di 28 metri adornato di pannelli interamente costituiti di paglia intrecciata, montato su un carro agricolo e trainato da quattro bovini bianchi per le ripide vie del centro, in onore della Madonna della Misericordia il 14 agosto e che attira a sè migliaia di turisti e curiosi ogni anno.
Il borgo merita di esser visitato per i suoi squarci romantici tra le sue viuzze, panorami mozzafiato, case tipiche salvate dal logorio del tempo, per la piazza principale tutta costruita in pietra e per uno splendido santuario che sorge su un pozzo dove la tradizione vuole sia stata rinvenuta una statuetta della Madonna.
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